PROBLEMI E SOLUZIONI PER LA SPALLA INSTABILE
Le articolazioni della spalla offrono una grande libertà di movimento su tutti i piani. Esse, in combinazione con il gomito, ci permettono di mettere le mani nella posizione di massima funzionalità per il compito richiesto.
Questa libertà di movimento ha un prezzo, poiché una di queste articolazioni, la gleno-omerale, tra scapola e omero, risulta essere la più instabile rispetto a tutte le altre articolazioni ed è di fatti l’articolazione più comunemente lussata del corpo.
Un elaborato sistema di stabilizzatori sia statici che dinamici mantiene la stabilità e pone la testa omerale centrata nell'articolazione durante l'intera gamma di movimento fisiologico. Essi comprendono la capsula articolare, legamenti, muscoli e tendini. Traumi e uso eccessivo possono danneggiare questi stabilizzatori e possono quindi portare a sublussazione, lussazione e infine a instabilità ricorrente. In genere, l'instabilità è in direzione anteriore, più raramente posteriore. Esistono poi instabilità multi-direzionali. Vi sono varie forme cliniche di instabilità. Quella conseguente a lussazioni traumatiche, più frequenti in ambito sportivo, è dovuta ad una incompleta guarigione della lesione, con danno anatomico permanente. Vi sono poi instabilità dovute a lesioni micro-traumatiche, che cioè si producono per sovraccarico funzionale e, a seconda dell'età e dell'attività sportiva o lavorativa svolta, possono dipendere da danni limitati all'articolazione gleno-omerale, tra scapola e clavicola o scapola e torace, lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori e all'artrosi di grado avanzato, più tipica della tarda età. Infine, le instabilità multi-direzionali sono in genere dovute ad una lassità congenita dei legamenti, senza alcuna apparente relazione con traumi. I segni clinici di instabilità vanno esaminati da parte del medico specialista. Ad essi si aggiungono, per conferma, esami strumentali. Tra questi, Rx specifiche, Risonanza Magnetica, senza o con mezzo di contrasto e TAC, anche tridimensionale. Gli orientamenti internazionali sul trattamento di queste patologie sono molto complessi. Secondo il dott. Perrini, medico specialista in Ortopedia, l'indicazione al trattamento deve essere individuale e tener conto di una molteplicità di fattori, tra i quali la tipologia dell'instabilità, l'età del paziente, le esigenze funzionali, le patologie associate. Spesso, per lesioni traumatiche e soggetti molto giovani, è preferibile l'intervento già dopo il primo episodio, per evitare danni ulteriori.
In altri casi gli interventi possono essere differiti ed è meglio prenderli in considerazione solo nel caso sia inefficace un primo approccio conservativo.
Poi, nelle forme multi-direzionali, il trattamento è quasi sempre conservativo. I trattamenti conservativi prevedono un forte impegno riabilitativo, per stabilizzare le articolazioni mediante un impegno attivo del paziente. A questo, secondo il dott. Perrini, si può spesso associare la Proloterapia, una terapia infiltrativa rigenerativa che, attraverso la stimolazione selettiva delle strutture danneggiate, mediante infiltrazioni di destrosio ipertonico, comporta la liberazione di fattori di crescita nei tessuti e una successiva riparazione, con riduzione dell'instabilità e del dolore conseguente. Anche gli interventi variano in base alla tipologia della lesione e alla direzione dell'instabilità e possono riguardare la riparazione di articolazione, capsula, legamenti o tendini.In tutti i casi, comunque, è essenziale una forte collaborazione tra le figure professionali che ruotano intorno al paziente con instabilità di spalla.
Luciano Bassani
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